Medicina legale

Criteri medico-legali di valutazione del nesso causale

Considerata la rilevanza della determinazione del nesso di causalità materiale nei vari ambiti di operatività medico-legale, appare ovvia la necessità che in tale determinazione il processo analitico non possa prescindere da un approccio metodologico affidabile, fondato su criteri scientificamente validi e quindi conformi alle necessità del diritto.
L’analisi del rapporto causale va così condotta attraverso la verifica di tutta una serie di criteri, la cui convergenza e concordanza dovrebbe consentire giudizi di ammissione o di esclusione del rapporto medesimo, talora non tassativi ma, se ben applicati, di significato probabilistico rilevante e come tale giuridicamente significativo.
La valutazione del nesso causale va fatta sulla base di diversi criteri medico-legali di giudizio:

  • Criterio cronologico: verifica la congruità temporale fra epoca di intervento della causa lesiva e momento di comparsa dei relativi effetti. Ad esempio, un infermiere si punge con una siringa e successivamente scopre di aver contratto l’epatite B. Considerato che il tempo di incubazione dell’HBV è va da 2 a 6 mesi, si valuta se la puntura cronologicamente possa concordare con lo sviluppo dell’infezione.
  • Criterio topografico: verifica la corrispondenza di sede, che non sempre è obbligatoria (si pensi alle lesioni da contraccolpo, all’embolia, ecc.).
  • Criterio dell’efficienza qualitativa e quantitativa: valuta se l’agente lesivo è qualitativamente e quantitativamente sufficiente a causare il danno in analisi (si pensi alle lesioni vertebrali in seguito ad un tamponamento automobilistico verificando anche lo stato delle vetture stesse).
  • Criterio eziologico (o dell’idoneità lesiva) Secondo tale criterio il procedimento di analisi del nesso eziologico deve tenere in considerazione l’adeguatezza del fattore causale ipotizzato come responsabile dell’evento, non solo sotto il profilo dell’efficienza qualitativa e quantitativa, ma anche in rapporto alla cosiddetta idoneità modale. Ad esempio, traumi di entità segnatamente esigua di regola non possono risultare certamente idonei a produrre lesioni rilevanti e tanto meno la morte; sicché nel determinismo di eventi siffatti, tali traumi mancherebbero del requisito dell’idoneità causale. È ovvio che tale idoneità potrebbe risultare ammissibile per l’intervento di fattori ezio­logici concorrenti, che devono essere accuratamente ricercati ed analizzati nella ma­niera più puntuale e sulla base di aggiornate conoscenze medico-biologiche. Quanto poi all’idoneità modale, basti pensare che molte sostanze di comune impiego in tera­pia, possono considerarsi utili se somministrate per bocca e per converso risultare tossiche, e come tali idonee a cagionare avvelenamenti, se somministrate per via parenterale venosa, con correlata più rapida e massiccia immissione in circolo; ovvero se le sostanze medesime siano assunte, pur attraverso le vie prescritte, in dosi sensi­bilmente superiori a quelle terapeutiche. Analogamente, l’uso proprio di un’arma da sparo, sotto il profilo dell’idoneità modale, può ritenersi congruo a produrre la morte se dall’arma stessa viene esploso un proiettile che attinge un organo vitale; dovendosi invece ritenere incongruo sotto lo stesso profilo e nel medesimo determinismo mor­tale, l’uso dell’arma, se impiegata impropriamente come corpo contundente e con scarsa energia cinetica.
  • Criterio di continuità fenomenica: verifica, in successione logica e cronologica, delle manifestazioni cliniche (quindi dei sintomi) della causa lesiva, tenuto conto, non solo delle caratteristiche di decorso della patologia indotta, ma anche delle connotazioni di eventuali fattori causali patogeni che intervengano o si sovrappongano all’abituale quadro clinico. Una siffatta successione, definita classicamente “sindrome a ponte”, può tuttavia mancare, senza che ciò possa portare ad escludere il nesso di causa nei casi in cui la patologia in questione possa decorrere – secondo consolidate nozioni scientifiche – con intervallo libero da sintomi. Basti al riguardo pensare alle cosiddette rotture viscerali in due tempi o agli ematomi epidurali, patologie che possono – decorrendo in assenza di sintomi – manifestarsi anche a distanza rilevante dal mo­mento in cui la causa lesiva ha agito, in rapporto ad un’iniziale lesione discontinuativa parziale che non induce alcuna apprezzabile sintomatologia fino al momento in cui, anche per un comune atto fisiologico, si verifichi il completamento della lesione stessa e la conseguente emorragia che solo a quel punto dà luogo all’estrinsecazione sintomatologica. Analogamente sono caratterizzati da intervallo libero alcuni quadri di epilessia post-traumatica, che si manifestano anche a distanza di mesi dall’insulto cerebrale, in rapporto alla organizzazione cicatriziale del focolaio confusivo encefali­co, ecc..
  • Criterio della possibilità scientifica: tale criterio dovrebbe es­sere analizzato preliminarmente, rappresentando il primo passo del ragionamento controfattuale, su cui si basa la teoria della condicio sine qua non. Nella considerazione di tale criterio, in rapporto alle molteplici peculiarità delle singole fattispecie, non potrà che farsi riferimento a leggi scientifiche (cosiddette di copertura) – ed in particolare a leggi universali o a leggi statistiche – sulla cui base può pervenirsi ad una preliminare possibilità di ammissione del nesso o, per converso, ad una tassativa esclusione dello stesso ove risulti l’impossibilità scientifica che l’azione o l’omissione ipotizzate possano avere svolto ruolo causale, pur con il supporto di eventuali inter­venuti fattori concorrenti. Nell’ipotesi di nesso possibile o probabile non potrà pre­scindersi dalla considerazione degli altri criteri di valutazione per un eventuale giudi­zio di certezza o di più elevato grado di probabilità.
  • Criterio della probabilità statistica: pur potendo fornire dati a favore dell’ipotesi causale, tale criterio non assume il valore di quelli già trattati, considerato che da solo non appare sufficiente a costituire prova di esistenza del nesso causale, pur conferendo un consistente conforto al giudizio conclusivo di tipo probabilistico. Può pertanto essere utilizzato per confutare un’ipotesi o al converso per supportarla, fornendo un’ulteriore prova all’elaborazione valutativa globale.
    Basti pensare al riguardo all’utilità della probabilità statistica nell’accertamento del rapporto causale tra esposizione al rischio lavorativo e patologia oncologica professionale, rapporto da ritenere più probabile quando un rilevante numero di lavoratori assicurati esposti al rischio contraggano la stessa patologia, peraltro presente – sia pure in maniera assai meno significativa – anche nella popolazione non esposta.
  • Criterio di esclusione di altre cause: nell’analisi del nesso causale è di rilievo sostanziale verificare se siano proponibili nel determinismo dell’evento cause diverse da quella sul cui ruolo eziologico occorre indagare. In sostanza il criterio di esclusione di altre cause, tramite un’attenta disamina di ogni elemento disponibile, deve portare a vagliare accuratamente se il quadro patologico os­servato possa essere spiegato ezio-patogeneticamente in modo diverso da quello riferito o ipotizzato.
    È così difficilmente ammissibile l’eventualità di un’emorragia cerebrale causata da un esiguo trauma contusivo al capo, in un soggetto affetto da gravi patologie ipertensiva ed arteriosclerotica cerebrale; com’è altresì assai dubbia, se non tassativa­mente da escludere, la derivazione eziologica di una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare per un lieve trauma cervicale da colpo di frusta, in un soggetto affetto da grave e pre-esistente patologia occlusale, con caratteristiche tali da doversi ritenere l’unico fattore eziologico della disfunzione stessa.
    Anche in siffatti casi, tuttavia, non potrà prescindersi da un accurato procedi­mento analitico, con il fine di evidenziare se il trauma, per quanto scarsamente signi­ficativo, possa avere svolto ruolo concorrente con le suddette -sia pur rilevanti- pre-esistenze patologiche nel determinismo di più eclatanti implicazioni.
    La considerazione di tale criterio può talora risultare non agevole, specie nelle indagini peritali sul vivente, quando, per dissimulazione da parte dell’esaminando, l’in­dividuazione di eventuali pre-esistenze patologiche può sfuggire all’attenzione dell’e­saminatore.

Articolo creato il 31 dicembre 2013.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.