Medicina legale

Investimento di pedone

L’investimento è il complesso delle lesioni contusive direttamente o indirettamente prodotte su una  persona da un veicolo in movimento. I fattori importanti nel modificare la dinamica dell’investimento sono tre:

  • Velocità del mezzo investitore.
  • Peso del mezzo investitore.
  • Conformazione della parte del veicolo che impatta il pedone.
  • Altezza del corpo del pedone a livello del quale ha luogo l’urto.

Nell’investimento di pedone tipico, ovvero quello del pedone investito da un’autovettura in movimento, si distinguono 5 fasi che si susseguono in tutto o in parte ed alle quali possono corrispondere precisi complessi lesivi: fase dell’urto (o imbarcamento), della proiezione con abbattimento al suolo, della propulsione (o accostamento), dell’arrotamento (o sormontamento) e del trascinamento.

1.      Nella fase dell’urto prevalgono le lesioni contusive a livello delle regioni di im­patto del mezzo con la superficie corporea; in alcuni casi è possibile rinvenire ecchi­mosi a stampo che riproducono la morfologia del paraurti, del fanalino o dello “stemma” dell’auto, consentendo quantomeno un’identificazione generica del mez­zo investitore. Si riscontrano inoltre fratture degli arti, più spesso inferiori. La di­stanza delle lesioni dal piano di appoggio dell’investito (piedi) può indicare se l’au­tovettura era in frenata; in tali casi infatti, per effetto dell’abbassamento dell’avantre­no si determina anche un abbassamento del paraurti anteriore, favorendo così un im­patto più basso a livello degli arti inferiori. Lo studio della sede e della localizzazione delle lesioni è utile per comprendere il tipo di automezzo investente, la posizione re­ciproca fra investito e mezzo investente con possibilità di ricostruire la dinamica de­gli eventi.
Diverse appaiono le lesioni da urto indotte da un’autovettura da quella provoca­te da un furgone o da un camion su un soggetto fermo al centro della carreggiata, ovvero in fase di attraversamento del manto stradale, ovvero deambulante al ciglio dello stesso.
A seconda delle sedi colpite potranno fornirsi indicazioni circa la dinamica dell’evento ovvero se sia avvenuto per impatto frontale, laterale o da tergo.
La fase d’urto può mancare quando il pedone è investito da un’auto con assetto particolarmente ribassato, sì da determinare direttamente il caricamento (o imbarcamento) del pedone sull’autovettura con eventuale successiva proiezione al suolo posteriore; in questi casi le lesioni si realizzano prevalentemente a livello del capo, tron­co, bacino ed arti superiori.

2.      La fase di proiezione con abbattimento al suolo si realizza alle basse velocità, per trasmissione dell’ener­gia cinetica dal mezzo al corpo che viene proiettato in avanti abbattendosi al suolo. Alle lesioni prodotte dall’urto, si aggiungono quindi le lesioni contusive dovute all’impatto diretto con il suolo (ferite del cuoio capelluto, fratture craniche, lesioni al tronco o agli arti superiori), nonché allo strisciamento (ampie abrasioni, escoriazioni tra loro parallele e ferite lacero-contuse), spesso infiltrate da particelle solide provenienti dal manto stradale.

3.      La fase di propulsione (o accostamento) si realizza quando il pedone, proiettato al suolo, è nella traiettoria dell’auto e viene a contatto con le porzioni antero-inferiori della autovettura. Tale fase precede l’arrotamento ed è caratterizzata da lesioni contusive varie (ecchimosi, escoriazioni, ferite lacere) a livello delle strutture corporee accostate dall’autovettura. Gli indumenti e le regioni cutanee scoperte potranno presentare untuosità per contatto con parti meccaniche lubrificate. A volte possono rinvenirsi sulla salma ampie aree di escoriazione con infissione dermica di particelle del manto stradale, non associate alle lesioni proprie dell’arrotamento. Ciò accade quando il soggetto è accostato da una autovettura con pneumatici frenati e non rotanti (l’auto dovrebbe essere priva di ABS) ed è sospinto in avanti, strisciando per metri sull’asfalto, per effetto della sola energia cinetica in esaurimento dell’autovettura in frenata.

4.      La fase di arrotamento (o sormontamento), è in genere immediatamente successiva all’accostamento ed è indotta dalle ruote anteriori dell’autovettura non “inchiodate” da una frenata. Il battistrada delle ruote esercita sugli indumenti e sulla cute un vero e proprio pinzamento che determina ampie lacerazioni degli indumenti e ampi scollamenti con lembi a tasche cutanee. La fase del pinzamento indotto dal battistrada in movimento precede il sormontamento in cui il corpo è “sorpassato” da uno o più pneumatici del mezzo investente. Il corpo che acquisisce energia cinetica propria trasmessagli durante il sormontamento, traslando sotto l’autovettura, viene variamente a contatto, a seconda della altezza dal suolo del mezzo investente, con porzioni meccaniche inferiori al pianale.
A tale fase possono essere ascritte estese fratture scheletriche da schiacciamento in funzione del numero degli pneumatici che hanno sormontato la vittima (estese frat­ture del torace, del rachide, del bacino, ecc.) associate a profondi spandimenti emorragici e lesioni viscerali degli organi interni. Sulla cute esposta o sugli indumenti possono rinvenirsi untuosità, ustioni o bruciature in funzione dell’eventuale contatto con porzioni lubrificate o urenti.
Talora è anche possibile rinvenire sulla cute dell’investito le tracce del battistrada del mezzo investitore. Si tratta di impronte cutanee a “stampo negativo” non perfettamente speculari del battistrada, nelle quali il vuoto del battistrada è riprodotto in forma di ecchimosi ex vacuo sulla cute per effetto dello stravaso ematico lungo le vie di “fuga” ove è assente la compressione. Anche sugli indumenti è possibile trovare tracce del battistrada, questa volta in positivo.

5.      La fase del trascinamento (rara) si realizza qualora parti del corpo o degli indumenti, impigliandosi nelle parti meccaniche posteriori del mezzo, ne favoriscono il trascinamento, inducendo vaste aree ecchimotico-escoriate sino all’esposizione e all’usura dei piani ossei sottostanti.

Nell’ambito di ampi complessi lesivi risulta spesso difficile riuscire a distinguere le lesioni prodotte nelle singole fasi dell’investimento, così come può risultare altrettanto difficile riuscire a distinguere la natura delle lesioni e l’attribuzione delle stesse ad una determinata causa. A volte occorre dirimere dubbi sulla vitalità delle lesioni ovvero sulla ricorrenza dell’investimento quando il soggetto era già cadavere, sulla posizione della vittima al momento dell’investimento, o addirittura, nel caso di inve­stimenti multipli, su quale sia stato il mezzo che abbia causato il decesso. Un’attenta analisi topografica, istologica e/o immunoistochimica delle lesioni può fornire qualche indicazione in merito, ma solo raramente risultare dirimente.

Articolo creato il 27 gennaio 2014.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.