Medicina legale

Lesioni da arma da fuoco

Le lesioni da arma da fuoco sono studiate dalla balistica. Nel determinare il danno quello che conta non è tanto il calibro quanto la velocità dei proiettili (può arrivare a 340 m/s).
Le indagini hanno lo scopo di consentire di risalire a:

  • Tipo di arma usata e calibro.
  • Numero di colpi esplosi.
  • Distanza dallo sparo.
  • Posizione reciproca tra vittima e sparatore.
  • Velocità della morte dopo lo sparo.
  • Eventuale tempo di sopravvivenza della vittima.

La balistica generale si oc­cupa del funzionamento delle armi.
L’arma da fuoco è definita giuridicamente dalla legge 10/1975 (“Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle ar­mi, delle munizioni e degli esplosivi”) secondo la quale è possibile individuare due categorie di armi: le armi da guerra e tipo guerra (bombe, fucili e pistole automatiche, ecc.) e le armi comuni da sparo.
Genericamente le armi sono definite come “congegni meccanici capaci di lanciare a distanza masse più o meno pesanti (definite proiettili) grazie all’energia sviluppata dall’espansione dei gas generati dalla combustione di miscugli esplosivi (polveri da sparo)”.

Le armi possono essere a canna liscia o rigata e, indipendentemente dalle munizioni, si distinguono in: armi a canna corta (pistole, ri­voltelle, pistole mitragliatrici) ed armi a canna lunga (fucili, carabine); altro elemento distintivo è il calibro dell’arma che è rappresentato dal diametro della canna (in caso di canne rigate si dovrà misurare il diametro compreso tra i vuoti di rigatura).
A seconda del tipo di armi possono essere caricate munizioni differenti: nelle ar­mi a carica singola, le munizioni sono rappresentate da cartucce dotate di un bossolo metallico di forma cilindrica, alla cui base è presente il fondello di ottone e nel cui centro è presente una “nicchia metallica”, solitamente di rame, in comunicazione all’interno con l’innesco costituito da una miscela esplosiva di sali di piombo, di bario, di antimonio e da tetrazene. L’innesco, a sua volta, comunica con la carica di lancio all’interno della quale sono contenute le polveri da sparo (o altri tipi di cariche). Parzialmente contenuta nel bossolo, ed a contatto con le polveri presenti nella camera di lancio, è presente il proiettile (ogiva) di forma cilindrico-conica e solitamente rivesti­to di rame (il rame è in grado di garantire una minore frammentazione dei proiettili e quindi un minor potere lesivo).
Nella armi a carica multipla e canna liscia, in aggiunta agli elementi già citati, vi è la borra posta sulla carica di lancio; si tratta di un dispositivo che ha il compito di distribuire omogeneamente la forza propulsiva generata dall’esplosione delle polveri e ritardare l’apertura della rosata (forma a “bicchierino”) o anticiparla (forma a “Y”). Tra la borra ed il “top” della cartuccia sono contenuti i proiettili (pallini).
I proiettili esplosi da un’arma sono animati da un movimento di rotazione sul pro­prio asse, dovuto alle rigature della canna ove presenti, e da un movimento di trasla­zione per la propulsione determinata dalla spinta esercitata dai gas generati dalla esplosione delle polveri. Per effetto delle forze di attrito dell’aria, un proiettile lan­ciato nel vuoto, subisce una progressiva decelerazione che lo porta a descrivere una traiettoria a “parabola” che va dalla bocca dell’arma sino al bersaglio.
Tra le armi a canna corta si distinguono pistole, rivoltelle e pistole mitragliatrici.

  • Le pistole (ad esempio, Beretta calibro 9 mm), comunemente semiautomatiche, compren­dono il fusto, ovvero il corpo dell’arma, il caricatore, all’interno del quale sono allocate le cartucce, la canna, dalla quale vengono espulsi i proiettili e la culatta, che scorre lungo la canna e consente di prelevare la cartuccia dal caricatore. In pratica, facendo scorrere la culatta indietro, la cartuccia viene prelevata dal caricatore e, al ritorno in avanti della culatta, il proiettile è spinto all’interno della canna; premendo sul grillet­to si sgancia il percussore che colpendo l’innesco della munizione consente l’esplo­sione del proiettile. Infine, la culatta, spinta nuovamente all’indietro dall’esplosione delle polveri, espelle il bossolo e preleva una nuova cartuccia.
  • Nelle rivoltelle (es. Smith & Wesson calibro 38) al fusto è fissato un tamburo, ovvero un cilindro che contiene le munizioni all’interno di singole camere, ed il cane; premendo sul grilletto il tamburo ruota sul proprio asse, ponendo le munizioni in posizione di lancio, e spinge in avanti il cane dell’arma che, percuotendo l’innesco, consente l’esplosione del proiettile. Nelle rivoltelle i bossoli non vengono espulsi automaticamente, ma rimangono all’interno del tamburo, dal quale dovranno essere li­berati manualmente.
  • Nelle pistole mitragliatrici è sufficiente tenere premuto il grilletto per consentire di esplodere ripetutamente anche tutte le munizioni all’interno dell’arma, in quanto l’energia liberata con l’esplosione del proiettile viene utilizzata per la ricarica.

Le armi a canna lunga sono solitamente a canna liscia ed utilizzate per la caccia ad animali di piccola taglia. Hanno solitamente diametro di 18,7 mm (calibro 12) o di 17 mm (calibro 16); il calibro viene definito in base al “numero di palle sferiche, di diametro uguale alla canna, che si ricavano da una libbra di piombo”. Le munizioni sono più spesso rappresentate da cartucce contenenti “pallini” di piombo di diametro variabile; è ovvio che tanto maggiore sarà il diametro dei pallini tanto minore sarà il loro numero contenuto all’interno della cartuccia. Esistono anche cartucce caricate con pallettoni o con un singolo nucleo di piombo (Palla Brenneke), solitamente utilizzate per la caccia ad animali di grossa taglia.

La balistica terminale studia il comportamento dei proiettili al momento del­l’impatto sul bersaglio. A seconda dell’entità di trasferimento dell’energia al bersa­glio, può essere attribuito agli agenti balistici un potere di penetrazione (perforating power), un potere vulnerante (wounding power), un potere d’arresto (stopping power) ed un potere di uccidere (killing power).

La balistica identificativa comprende tutte le indagini mediante le quali è possibile risalire all’arma utilizzata.

Articolo creato il 26 gennaio 2014.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.