Medicina legale

Accertamento medico-legale di infanticidio

Per confermare che si tratti d’infanticidio, il medico legale è chiamato ad effettuare degli accertamenti che riguardano: lo sviluppo del feto, i segni della vita autonoma, la durata della vita autonoma la causa del decesso e, infine, l’accertamento della capacità d’intendere e volere della madre.

  • Sviluppo del feto Al fine di escludere, che quello che è inteso come infanticidio sia sostenuto dall’espulsione di un semplice prodotto abortivo, con esclusione dunque di manovre cri­minose eseguite durante o dopo il parto, è essenziale accertare il grado di sviluppo fetale. Si deve cioè affermare che il feto sarebbe stato in grado di iniziare una sua vita autonoma (ad esempio, un neonato anencefalo morirebbe dopo i primi atti respiratori); la cui durata non è rilevante. Si tratta, a ben vedere, di condizione sovrapponibile a quella prevista per il delitto di omicidio, dove non intacca la struttura del reato il fatto che la vittima abbia un’attesa di lunga sopravvivenza o si trovi, addirit­tura, in fase agonica, fatta salva l’ipotesi talvolta rievocabile, in questo secondo caso, dell’omicidio del consenziente.
    Forniscono informazioni preziose sullo sviluppo del feto le sue dimensioni, complessive e segmentarie, il peso, lo sviluppo degli annessi fetali, i nuclei di ossifica­zione.
    I parametri anatomici di riferimento devono essere attentamente ponderati non avendo, evidentemente, valore tassativo, e questo per le ben comprensibili variabili che caratterizzano ogni razza, per la tipologia splancnica individuale del soggetto, in questo condizionata dalla struttura dei genitori e, naturalmente, per il fatto, sempre possibile, di un ritardo di crescita per generica sofferenza fetale, cronica, in corso di gestazione, che non impedisce la nascita di un feto vivo e vitale.
    A temperare i possibili rischi di una sottostima della maturazione fetale, che do­vrebbe peraltro essere ben grave per condizionare il necessario giudizio di attitudine a vivere, si utilizzano parametri non influenzati dallo stato di benessere fetale, in pri­mis i nuclei di ossificazione.
    I parametri qualitativi che danno indicazione sul completamento della maturità neonatale sono la presenza di capelli che superano, mediamente, i 2 cm; il profilo delle unghie, che supera il limite del polpastrello; la buona definizione del grasso sottocutaneo; la discesa dei testicoli nello scroto nel maschio, nelle femmine le grandi labbra, che vanno a coprire le piccole labbra e definiscono il profilo vulvare.
    Sicuramente importante, ai fini dell’accertamento della maturità neonatale, la evidenziazione, possibile con semplici tagli trasversali delle ossa, dei nuclei di ossifica­zione, in particolare quello del calcagno (presente al sesto mese), quello dell’astragalo (presente mediamente al settimo mese) ed il più famoso nucleo di Beclard dell’epifisi distale del femore (visibile a partire dalla seconda metà del nono mese di vita intra­uterina e che alla nascita ha un diametro di almeno 0,5 cm).
    La vitalità del neonato è desumibile anche dall’esclusione di malformazione o ar­resti di sviluppo di uno o più organi che risultino essenziali per il mantenimento del­la vita extra-uterina, come devono essere escluse condizioni patologiche, fetali, della placenta o degli annessi, anch’esse incompatibili con la sopravvivenza in ambiente extra-uterino.
  • Segni della vita autonoma Servono ad accertare che il neonato sia nato vivo. La manifestazione di vita autonoma del neonato si identifica con l’avvenuta respirazione polmonare, tant’è che le più importanti docimasie (parola che deriva dal greco e significa “prova”) sono quelle per l’appunto respiratorie. Le docimasie respiratorie polmonari sono la docimasia idrostatica, radiologica, ottica, istologica.
    • La docimasia idrostatica si basa su un requisito fondamentale del tessuto polmo­nare: se contiene aria galleggia nell’acqua per il minor speso specifico; il polmone fetale che non ha respirato, invece, va a fondo. Il pericolo di inquinare l’ogget­tività del risultato deve essere preso in considerazione, laddove siano subentrate manovre di insufflazione d’aria di tipo rianimatorio, o un enfisema putrefattivo in grado di far galleggiare il polmone, anche se questo non ha respirato. Per tale motivo diventa rilevante la determinazione dello stadio putrefattivo del cadaverino e, dunque, la tempestività di ogni accertamento medico legale anche microscopico.
    • La docimasia radiologica riguarda la possibilità, con radiografie ante-mortem, di documentare l’espansione dei polmoni nella gabbia toracica con l’abbassamento del diaframma, l’acutezza degli angoli costofrenici e la marcata trasparenza media dei polmoni.

Per quanto attiene la docimasia respiratoria extra-polmonare, cioè la prova dell’ingresso d’aria nel corpo in vita e la sua diffusione in sede extra-polmonare, si potrà far riferimento alla docimasia gastro-intestinale, per la definizione della bolla d’aria ga­strica nonché, per quanto sia più difficile a documentarsi, la docimasia auricolare, a documentare la presenza di aria nella cavità del timpano, rilevabile pungendo la membrana timpanica con la testa fetale immersa nell’acqua per cogliere il gorgoglio secondario.
Di notevole valore probatorio le docimasie non respiratorie, fra le quali è da ricordarsi, in quanto rilevante anche nel giudizio di “immediatezza” dell’atto soppressivo, la docimasia alimentare (tracce di alimenti ingeriti e digeriti dal neonato), la docimasia batteriologica, con riscontro di contaminazione batterica del contenuto intestinale (invece sterile durante la vita intra-uterina), nonché la docimasia renale, supportata dalla comparsa di cristalli di acido urico a livello tubolare renale.

  • Durata della vita autonoma Le modificazioni anatomo-funzionali del neonato nei primi giorni di vita com­portano alcune variazioni morfologiche che possono dare indicazione circa la durata della vita autonoma, durata che deve essere ben definita ai fini del riconoscimento della modalità del fatto. Conservano il maggior valo­re informativo.
    • Il tumore da parto (è un gonfiore sul cranio del neonato dovuto alla pressione durante il parto), il cui riassorbimento inizia dal primo giorno e si completa in quinta giornata.
    • Il funicolo ombelicale, che va incontro a fenomeno di mummificazione dopo 2-4 giorni, demarcandosi per alone infiammatorio al punto d’inserzione sulla pa­rete addominale fino a cadere, spontaneamente, dopo circa una settimana dalla nascita.
    • La chiusura del forame ovale del cuore e l’obliterazione del dotto arterioso di Botallo, che intercorrono fra il quinto ed il quindicesimo giorno dal parto.
    • La desquamazione epidermica (o vernice caseosa), che inizia 3-5 giorni dopo la nascita.
    • La comparsa del così detto ittero neonatale, presente fisiologicamente in terza giornata.

Questo passaggio diagnostico appare rilevante dal momento che è il solo a poter riconoscere la soppressione del neonato immediatamente dopo il parto e che consen­te la diversa imputazione, più favorevole al responsabile, dell’infanticidio rispetto all’omicidio volontario.
Importante, a tal fine, è anche l’accertamento della persistenza di meconio nell’intestino fetale, mescolanza di elementi cellulari della mucosa intestinale, bile-muco-grasso, lanugine fetale deglutita dal feto: viene completamente espulso entro il se­condo o terzo giorno dalla nascita, per essere sostituito da feci giallognole.
La docimasia gastro-intestinale (di Breslau) e la docimasia auricolare (di Wuendt-Werden) possono ugualmente essere utilizzate per l’accertamento della durata della vita autonoma.
Questi rilievi consentono di accertare la durata della sopravvivenza autonoma del neonato e quanto più indirizzino ad una morte intervenuta nell’arco di minuti/poche ore dopo la nascita, tanto più danno conforto tecnico probatorio all’ipotesi dell’infanticidio.

  • Causa del decesso L’indagine medico legale si completa con l’accertamento della cau­sa di morte del neonato che può avvenire per evento delittuoso, patologico o accidentale. Nel caso di infanticidio la causa richiama o comportamenti omissivi (abbandono del neonato nel cassonetto, neonato sottratto alla possibile azione di soccorso di terzi) o comportamenti attivi per i quali la casisti­ca peritale è caratterizzata prevalentemente da lesività asfittiche (generalmente soffocamento, strozzamento e annegamento) e, solo eccezionalmente, da modalità traumatiche contusive (trauma cranico in primis).

Articolo creato il 2 gennaio 2014.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.