Accademia di Medicina di Torino

La cura dei malati cronici non autosufficienti: criticità e proposte

L’Accademia di Medicina di Torino presenta un documento siglato e condiviso da una novantina di medici dal titolo “La cura dei malati cronici non autosufficienti: criticità e proposte”.

Nell’introduzione, si fa riferimento ad un documento redatto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nell’aprile 2020: le cure domiciliari rappresentano un rilevante fattore di preparazione alla pandemia, soprattutto per i più anziani, anche alla luce della grave crisi delle strutture di ricovero. Tali cure vanno intese naturalmente integrate con l’uso di tecnologie a distanza per visite, rilevazioni strumentali, monitoraggio, diagnosi e trattamento.

La pandemia ha svelato le carenze della rete di assistenza territoriale in particolare per la gestione dei malati anziani fragili non autosufficienti e affetti da patologie croniche. Con il termine di anziano fragile si intende un soggetto ultra65enne dipendente da altri nello svolgimento delle attività della vita quotidiana con difficoltà nel movimento autonomo e che richiede continua assistenza medica. Sono portatori spesso di complesse problematiche psico-cognitive come depressione e demenza e presentano bisogni sociali fra i quali una carente rete amicale/familiare. L’anziano non autosufficiente e cronicamente malato necessita di prestazioni sociali comprensive di contributi economici per potersi mantenere il più possibile nel proprio domicilio. Il contesto è quello di una migliore interazione tra servizi sanitari e sociali.

In Italia, il 90% degli anziani con patologie croniche viene ricoverato nell’ultimo mese di vita. L’Ospedale pare essere dotato di maggiori e tempestive potenzialità diagnostiche. In realtà, possono insorgere infezioni, complicanze legate allo stress per l’allontanamento dall’abituale luogo di vita. È preferibile gestirlo a domicilio, pur garantendo elevati standard di sicurezza e di approccio clinico. Il PNRR intende aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico entro il 2026 il 10% della popolazione in età superiore ai 65 anni. L’attivazione di un sistema flessibile di cure domiciliari può condurre ad una minore durata dei ricoveri ospedalieri, ad un miglioramento della qualità della vita.

La domiciliarità dovrebbe essere considerata la scelta più economica e prioritaria per migliorare il Sistema sanitario nazionale.

Dieci proposte operative:

  1. Approccio olistico e valutazione multidimensionale, processo che descrive l’entità dei problemi di carattere fisico, psichico, funzionale e relazionale, parte integrante della formazione delle figure professionali che si occupano di anziani.
  2. Livello di autonomia come elemento centrale di valutazione del malato cronico. I singoli professionisti che intervengono in presenza di pluripatologia rischiano di focalizzare l’intervento più al trattamento della malattia che alla gestione del malato nella sua interezza, con inevitabili duplicazioni diagnostiche e terapeutiche.
  3. Interventi formativi per tutti gli operatori in grado di gestire polipatologie e vulnerabilità sociale. Di particolare rilevanza la formazione dei caregiver.
  4. Favorire un approccio multidimensionale piuttosto che un approccio in strutture specializzate per singole patologie. Si privilegiano le categorie di pazienti affetti da patologie con forte impatto sociale, demenza, malnutrizione e dolore cronico. Si valorizzano i centri per diagnosi e cura di tali patologie.
  5. Sistema flessibile di cure domiciliari articolato in diversi livelli di intensità e cure con attenzione all’ospedalizzazione a domicilio, in grado di ridurre episodi confusionali.
  6. Adeguare alle esigenze dei pazienti nelle RSA gli standard di preparazione del personale sanitario e delle figure professionali.
  7. La telemedicina facilita il raggiungimento di livelli di assistenza domiciliari adeguati.
  8. Chiarire le competenze specifiche del Medico di Medicina Generale, Fisiatra, Geriatra.
  9. Integrare l’assistenza ospedaliera con il territorio. La fase acuta si inserisce in un continuum assistenziale che non dovrebbe interrompersi. Un’effettiva presa in carico delle persone anziane permette un’appropriata pianificazione di percorsi integrati.
  10. I familiari del malato sono in grado di svolgere compiti di assistenza, disponibili ad assicurare le prestazioni necessarie per il supporto indispensabile dalla vita quotidiana.

Prof. Isaia