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Prolattina (PRL)

La prolattina (PRL, o ormone lattogenico) è un neuropeptide che viene prodotto dalle cellule lattotrope dell’adenoipofisi, dalla placenta  e, negli ultimi giorni della fase luteinica del ciclo mestruale, dalla decidua e dall’endometrio.
La prolattina comincia ad essere sintetizzata dall’ipofisi fetale alla 5a settimana di vita intrauterina. I suoi livelli restano elevati per tutta la vita intrauterina e si riducono ai valori minimi dopo la nascita, risultando bassi per tutta la vita nei soggetti di sesso maschile. Nei soggetti di sesso femminile, invece, i valori sono più elevati ed aumentano soprattutto nel corso della gravidanza fino a tutta la durata dell’allattamento, dopo il quale ritornano ai valori normali.
Le normali concentrazioni plasmatiche basali di prolattina sono circa 10 ng/ml.

Funzioni della prolattina
La prolattina fornisce i presupposti biochimici per la cura della prole e quindi per la conservazione della specie; l’organo bersaglio è la ghiandola mammaria su cui sono presenti recettori specifici simili a quelli per la somatotropina e le citochine.
Questo ormone agisce dopo il parto sull’inizio e sul mantenimento della lattazione (galattogenesi e galattopoiesi, rispettivamente).
La prolattina esercita anche un’azione permissiva nei riguardi delle gonadotropine ipofisarie (FSH e LH) per quanto si ri­ferisce all’effetto di queste ultime sul bersaglio ovarico.
Tuttavia recettori per la prolattina si trovano in quasi tutti gli altri organi del corpo. Gli effetti biologici dell’ormone in questi organi restano tuttora sconosciuti.

Regolazione della secrezione della prolattina
La sintesi e la secrezione della prolattina sono regolate principalmente da un fattore inibitore della secrezione di prolattina (PIH = prolactin inhibiting hormone) che viene prodotto dai neuroni ipotalamici. Nella parte basale dell’ipotalamo si trovano cellule dopaminergiche le quali proiettano all’eminenza mediana e qui terminano  sui vasi del sistema portale. Esse secernono continuamente dopamina per cui la secrezione ipofisaria di prolattina viene tonicamente inibita. Attraverso una cessazione della secrezione ipotalamica di dopamina si ha una disinibizione della secrezione di prolattina e quindi un aumento dell’ormone nel sangue. Esistono, però, numerosi peptidi ipotalamici i quali sono pure secreti nei vasi del sistema portale e che potrebbero stimolare la secrezione ipofisaria di prolattina. Essi rappresenterebbero quindi altrettanti fattori di rilascio della prolattina (PRH = prolactin releasing hormone); ad essi appartengono l’ormone tireotropo (TSH), il peptide intestinale vasoattivo (VIP), l’angiotensina II e probabilmente la b-endorfina. Per di più la sintesi e la liberazione di prolattina sono stimolati direttamente anche dagli estrogeni circolanti.
In condizioni omeostatiche ottimali (normali livelli ematici di cortisolo, insulina e ormone tiroideo) un aumento del livello ematico di prolattina, produce nella donna, l’avviamento e il mantenimento della sintesi del latte. Non esiste un meccanismo a feedback proveniente dalla ghiandola mammaria che possa chiudere un circuito di regolazione. Su queste basi è la prolattina stessa che agisce a feedback sull’ipotalamo. Elevati livelli di prolattina aumentano la produzione di dopamina ipotalamica cosicché l’elevata secrezione di prolattina diminuisce (feedback negativo).
La stimolazione dei numerosi meccanocettori dei capezzoli raggiunge, attraverso una serie di afferenze nervose, l’ipotalamo e qui attiva la liberazione di uno o più PHR. Con ciò viene stimolata la secrezione ipofisaria di prolattina. Non è ancora stato chiarito se la stessa stimolazione meccanica dei capezzoli produca anche una diminuzione della produzione ipotalamica di dopamina e quindi antagonizzi l’azione autoregolatoria a feedback della prolattina. Di norma questo meccanismo svolge un ruolo subordinato. Esso diventa importante durante il periodo dell’allattamento.
La dopamina ipotalamica agisce in modo inibitorio anche sulle cellule che producono l’ormone di liberazione delle gonadotropine (o GnRH), o ormone di liberazione dell’ormone luteinizzante (o LHRH). Per un aumento dell’attività ipotalamica delle cellule dopaminergiche diminuisce quindi la secrezione ipotalamica di LHRH. Ciò porta ad una secrezione ipofisaria di ormone luteinizzante (LH) e di ormone follicolo-stimolante (FSH) inferiore alla norma, molto probabilmente perché la modalità pulsatile di secrezione viene inibita e il ciclo mestruale non può aver luogo. Questa condizione va sotto il nome di amenorrea da allattamento. Questo meccanismo si mette in moto in maniera sicura solo nelle madri che allattano molto spesso, mentre nelle madri che allattano incompletamente non si verifica alcuna protezione dal concepimento.

La prolattina non ha indicazioni farmacologiche di per sé.

Articolo creato il 3 luglio 2011.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.