Anatomia microscopica

Adenoipofisi

L’adenoipofisi rappresenta il lobo anteriore dell’ipofisi. In essa si riconoscono una parte distale, una parte tuberale ed una parte intermedia; ognuna delle parti è caratterizzata da cellule che producono un determinato tipo ormonale.
Lo stroma che si trova fra le cellule ipofisa­rie e accompagna i capillari è di tipo reticolare e accoglie rari fibrociti e macrofagi. I capillari formano una rete molto ricca e sono di tipo si­nusoidale, cioè di calibro non uniforme con di­latazioni e restringimenti che ben si adattano alla disposizione delle cellule parenchimali. Al microscopio elettronico la parete endoteliale presenta numerose fenestrature (o pori), chiusi da un diaframma. Una sottile lami­na basale continua si trova all’esterno delle cel­lule endoteliali.

Indice

Parte distale

La parte distale dell’adenoipofisi è formata da cordoni di cellule, che vengono anche definiti come nidi cellulari, sostenuti da un delicato stroma reticolare e provvisti di una ricca rete di sinusoidi. Tralci fibrosi, derivati dalla capsula che avvolge l’organo, si insinuano nel parenchima ghiandolare, continuando con lo stroma più fine che compenetra e delimita i cordoni cellulari. Le cellule di questi cordo­ni hanno caratteristiche e dimensioni diverse.Adenoipofisi
Nei comuni preparati si distinguono, in base alle affinità tintoriali del citoplasma, tre tipi es­senziali di cellule e cioè cellule cromofile acidofile, cellule cromofile basofile e cellule cromo­fobe. Le cellule cromofile appaiono tali per la colorabilità dei granuli presenti nel loro cito­plasma.
Con le colorazioni tricromiche (tipo Azan-Mallory) è possibile distinguere, nell’am­bito dei tre tipi fondamentali di cellule ipofisa­rie, alcuni sottotipi, quali le cellule α ed ε, facenti parte delle acidofile, le cellule β e δ, varietà delle basofile, e le cellule g, corrispondenti alle cromofobe. Un sesto ti­po, le cellule h, sarebbe caratteristico dello stato gravidico.
Gli ormoni secreti dall’adenoipofisi, così come i granuli presenti nelle sue cellule, possono essere distinti in base alla loro natura di proteine sem­plici o di glicoproteine. Applicando il metodo di colorazione all’acido periodico-Schiff (PAS), che mette in evidenza i gruppi aldeidici presenti nelle glicoproteine, è stato possibile distinguere cellule ipofisarie PAS-positive, contenenti cioè granuli glicoproteici e cellule PAS-negative, i cui granuli sono invece costituiti da proteine semplici.

Cellule acidofile

Le cellule produttrici di ormoni proteici (ossia le cel­lule acidofile) sono ben riconoscibili per la loro colorabilità con i coloranti acidi e per i li­miti cellulari netti che presentano. Sono PAS-negative e sono ritenute responsabili della pro­duzione degli ormoni proteici. In condizioni normali rappresentano cir­ca il 35% delle cellule epiteliali. È bene tuttavia sottolineare che i rapporti numerici tra i vari ti­pi di cellule sono variabili, sia in condizioni fi­siologiche che patologiche.

  • Le cellule α producono ormone della crescita (GH, o somatotropina, STH); hanno forma per lo più ovale, diametro massimo di 14-20 µm e presentano granulazioni piuttosto volumino­se, di natura proteica, PAS-negative, colorabili con l’azocarminio. Al microscopio elettronico vi si osservano granuli di circa 300-400 nm di diametro, molto elettrondensi, sparsi in tutto il citoplasma, numerosi mitocondri con scarse creste laminari, un esteso apparato di Golgi e un ricco corredo di ribosomi sia liberi che aggregati a cisterne del reticolo endoplasmatico.
  • Le cellule ε producono prolattina (PRL, o ormone lattogenico); hanno forma poliedrica e diametro pressoché uguale alle precedenti. Con­tengono granuli di notevoli dimensioni (600-900 nm), proteici, PAS-negativi, ben colorabili con l’orange G della miscela di Azan-Mallory. Al microscopio elettronico si riconoscono per il vo­lume dei granuli e per il loro polimorfismo. Il citoplasma contiene inoltre uno sviluppato ap­parato di Golgi e un notevole reticolo endoplasmatico granulare. Queste cellule aumentano durante la gravidanza e l’allattamento.

Tra le cellule produttrici di ormoni proteici debbono infatti essere annoverate anche quelle che elaborano ACTH, cioè l’ormone adrenocorticotropo, che agisce sul trofismo della cor­teccia surrenale, in particolare della zona fasci­colata, stimolandone l’attività secretoria che comporta una aumentata produzione di ormoni glicoattivi (cortisolo). Peraltro, se la natura proteica di questo ormone è un fatto ben accer­tato, altrettando non si può dire circa il tipo di cellule ipofisarie che lo producono. Secondo al­cune osservazioni, trattasi di cellule acidofile, ma, in base ai dati emersi con il metodo degli anticorpi fluorescenti anti-ACTH, sembra trat­tarsi di cellule basofile (cellule B1). Le cellule, che con metodi immunoistochimici risultano contenere ACTH, reagiscono anche per un’altra molecola polipeptidica, chiamata β-lipotropina (β-LPH), che è un precursore del β-MSH e delle β-endorfine, polipeptidi questi ultimi implicati nel meccanismo di soppressione del dolore e lar­gamente presenti in varie sedi del sistema nervo­so centrale. Si ritiene pertanto che queste cellu­le, dette anche cellule ad ACTH-LPH, possano produrre tutti e tre i tipi di polipeptidi (ACTH, MSH, endorfine). Per le cellule ACTH-LPH è stata anche suggerita l’appartenenza al sistema APUD. Tuttavia, se alcune considerazioni d’or­dine immunoistochimico e funzionale possono essere valide in questo senso, poco probabile o almeno non provata è la loro origine dalle cre­ste neurali che è condivisa da tutte le cellule del sistema APUD. Il citoplasma delle cellule iden­tificabili come corticotrope appare poco colora­bile con i metodi della microscopia ottica e al microscopio elettronico risulta contenere granu­li piuttosto scarsi e di modeste dimensioni (circa 200 nm). Bene sviluppati sono l’apparato di Golgi e il reticolo endoplasmatico granulare.

Cellule basofile

Le cellule produttrici di ormoni glicoproteici (ossia le cel­lule basofile) hanno per lo più forma rotondeggiante e volume mag­giore rispetto alle altre cellule ipofisarie (circa 20-25 µm). Di contro, sono le meno numerose (circa il 15%) e hanno granuli piccoli, relativa­mente scarsi e quindi ben individuabili, che si colorano con il blu di anilina e con la reazione PAS. Esse posseggono un evidente apparato di Golgi e corrispondono alle cellule mucoidi di al­cune classificazioni, in cui vengono così deno­minate per la natura glicoproteica del contenuto dei loro granuli.
A queste cellule viene attribuita la produzio­ne degli ormoni glicoproteici ipofisari, ossia: ormone follicolo-stimolante (FSH), ormone luteinizzante (LH) e ormone tireotropo (o tireotropina, TSH).
Nell’ambito delle cellule basofile, PAS-positive, è stato possibile distinguerne alcune i cui granuli, oltre che PAS-positivi, sono positivi anche a colorazioni particolari come quella con paraldeide fucsina. Queste cellule, che si carat­terizzano anche per particolarità di forma e di posizione, sono risultate responsabili della pro­duzione dell’ormone tireotropo.
Le cellule gonadotrope sono PAS-positive, ma negative alla colorazione con paraldeide fucsina. È dubbio se, nell’ambito delle cellule gonadotrope, si possano distinguere quelle pro­duttrici di FSH da quelle produttrici di LH. Dai dati recenti sembra tuttavia che si possano trar­re le seguenti indicazioni:
Le cellule β producono l’ormone follicolo-stimolante; hanno forma prevalentemente ovale e sono localizzate soprattutto nelle por­zioni laterali e posteriore della parte distale. Hanno granuli che si colorano intensamente in rosso con il PAS e con le tecniche miste (PAS più aldeide tionina o paraldeide fucsi­na). Al microscopio elettronico presentano granuli di circa 200 nm di diametro, dispersi in tutto il citoplasma, molto densi e aderenti alla membrana che li circonda. Le cisterne del reticolo endoplasmatico granulare sono ca­ratteristiche in quanto appaiono dilatate e contenenti un materiale scarsamente opaco agli elettroni e di aspetto fioccoso.
Le cellule gproducono l’ormone luteinizzante; sono rotondeggianti, voluminose e hanno, rispetto alle precedenti, una posizione più centrale. I loro granuli assumono una co­lorazione rosso porpora con le tecniche com­binate (PAS più aldeide tionina). Al micro­scopio elettronico presentano granuli di di­mensioni costanti, intorno ai 250 nm, per lo più concentrati a un polo della cellula. L’ap­parato di Golgi appare meno sviluppato che nelle cellule follicolo-stimolanti e le cisterne del reticolo endoplasmatico granulare sono appiattite.
Le cellule δ producono l’ormone tireotropo; hanno forma irregolare, poliedri­ca, triangolare o spinosa e sono localizzate nella parte centrale della ghiandola. Sono positive al PAS, alla paraldeide fucsina, alla fucsina resorcina e all’aldeide tionina. Al microscopio elettronico pre­sentano granuli di piccole dimensioni (circa 150 nm), disposti per lo più a ridosso della membrana cellulare. L’apparato di Golgi è ge­neralmente concentrato a un polo del nucleo.
Dopo asportazione della tiroide si trasformano in elementi vacuolizzati, tipici, detti cellule da tiroidectomia.

Cellule cromofobe

Le cellule cromofobe sono le più numerose (circa il 40-50%). Hanno citoplasma relativa­mente scarso, poco colorabile, PAS-negativo e limiti mal definiti; nei comuni preparati si rico­noscono come gruppi cellulari con nuclei ravvi­cinati e citoplasma poco distinto. Sono general­mente considerate come elementi di riserva, non funzionanti, da cui possono trarre origine, a se­conda delle situazioni, gli elementi cromofili. Peraltro, molte cellule, interpretabili come cro­mofobe, sono in realtà elementi cromofili pove­ri di granuli. Questo fatto, mentre pone in di­scussione la consistenza numerica reale delle cellule cromofobe vere, fa sorgere anche il pro­blema se queste cellule siano veramente elemen­ti precursori delle cromofile e non piuttosto cel­lule cromofile degranulate o parzialmente de­granulate a seguito di intensi fenomeni escreto­ri. È possibile che ambedue le ipotesi siano attendibili, tenuto conto del fatto che le mitosi, nell’ipofisi adulta, sono molto rare e che quindi le diverse situazioni fisiologiche, implicanti la prevalenza funzionale momentanea di un tipo o di un altro di cellule in rapporto alla produzio­ne di determinati ormoni, sono da porsi in rela­zione non tanto con variazioni dell’attività proliferativa, ma piuttosto con fluttuazioni nel­l’ambito della popolazione di cellule cromofobe.
Al microscopio elettronico si identificano co­me cellule cromofobe quelle povere di organuli (soprattutto apparato di Golgi piccolo e scarso ergastoplasma) e prive di granuli di secreto. Queste cellule agranulari hanno spesso forma molto irregolare (cellule stellate), perché fornite di prolungamenti citoplasmatici che si insinua­no tra le cellule granulari, formando una specie di rete nella quale queste ultime sono comprese. Sottili prolungamenti si spingono inoltre negli spazi pericapillari, interponendosi tra la parete capillare e il citoplasma delle cellu­le granulari. Si ritiene che le cellule stellate pos­sano avere una funzione di sostegno e possano anche intervenire attivamente nella composizio­ne e circolazione dei fluidi interstiziali dell’ipo­fisi. Talvolta le cellule agranulari delimitano piccole cavità irregolari, simili a follicoli per cui sono state anche definite cellule follicolari. È stato anche suggerito che queste cellule siano progenitrici delle cellule adrenocorticotrope.
Più difficile, anche a livello ultrastrutturale, è l’identificazione di cellule in cui, a un certo svi­luppo degli organuli citoplasmatici, particolar­mente dell’ergastoplasma, si associa la presenza di pochi granuli di piccole dimensioni. Trattasi probabilmente di cellule in via di trasformazio­ne in elementi cromofili. Se invece l’ergastoplasma è pressoché assente e il Golgi poco svilup­pato, pur essendo presente qualche granulo di secreto, è più logico pensare che si tratti di cel­lule cromofile in avanzato stadio di degranula­zione e in via di ritornare allo stato di elementi cromofobi.

Parte tuberale

La parte tuberale dell’adenoipofisi è la porzione del lobo anteriore che si applica sul peduncolo ipofisario, che contribuisce a for­mare. È costituita da cellule cubiche o cilindri­che, disposte in cordoni inframezzati da una ricca rete vascolare facente parte del sistema portale ipofisario. Le cellule sono scarsamente colorabili, del tipo delle cromofobe e possono contenere nel citoplasma goccioline di sostanza colloide; talvolta si organizzano a formare pic­coli follicoli e nidi di elementi piatti di tipo squamoso oppure palizzate di elementi che, pe­raltro, non manifestano una apparente attività secretiva.
Non si conosce la funzione della parte tuberale.

Parte intermedia

La parte intermedia dell’adenoipofisi aderisce alla neu­roipofisi e può essere separata dalla parte dista­le dai residui della fessura ipofisaria. È costituita da cellule in prevalenza basofile, gruppi delle quali possono spingersi nella neu­roipofisi. Molto spesso le cellule si dispongono a circondare cavità di tipo follicolare, contenen­ti una sostanza colloide più o meno intensamen­te colorabile.
La parte intermedia produce l’ormone melanotropo (o stimolante i melanociti, MSH, o intermedina). L’MSH è un polipeptide che presenta molte analogie nella sequenza de­gli aminoacidi con l’ACTH. Le cellule che pro­ducono MSH sarebbero sparse in tutto il lobo anteriore e sarebbero le stesse che producono ACTH.

Immagini

Adenoipofisi

Ipofisi di uomo. Organo impari e mediano, appeso mediante il peduncolo ipofisario alla faccia inferiore del cervello: si trova pertanto nella scatola cranica entro la sella turcica dello sfenoide. E’ costituita da due parti distinte per struttura, funzione e origine embriologica: la neuroipofisi (Ne) situata posteriormente, fa parte del diencefalo, è costituita da fibre nervose amieliniche e da pituiciti, che sono cellule gliali. L’adenoipofisi (Ad) ha una struttura epiteliale e comprende il lobo anteriore (La), il lobo intermedio (Li) e la lingula. Negli individui giovani (fino al 16° anno) è possibile evidenziare la fessura ipofisaria (f) che divide il lobo anteriore da quello intermedio. (Colorazione Mallory Azan).

Struttura dell'adenoipofisi

Particolare dell’immagine precedente visto a maggiore ingrandimento. (Colorazione Mallory Azan).
Il lobo anteriore (La) della adenoipofisi ha un colore più scuro ed è dato da cordoni di cellule epiteliali inframezzati da capillari sanguigni molto ampi. Tali cellule hanno numerosi granuli citoplasmatici che rappresentano il loro secreto e che le fanno classificare in acidofile (somatotrope, luteotrope, corticotrope), basofile (gonadotrope follicolostimolanti, gonadotrope luteinizzanti, tireotrope), cromofobe (cellule in stato di riposo).

Cellule dell’adenoipofisi

Cellule acidofile, basofile, cromofobe dell’ipofisi

L’adenoipofisi appare costituita da cordoni epiteliali organizzati in nidi di cellule immersi in uno stroma reticolare. E’ riccamente vascolarizzata. (Colorazione Mallory Azan).
Gli elementi epiteliali che costituiscono i cordoni ed i nidi sono omogenei solo per la forma poliedrica, mentre appaiono molto variabili per dimensioni e caratteri strutturali.
Vi si distinguono diversi tipi cellulari che corrispondono ai diversi ormoni isolati dall’ipofisi stessa.
1. cellule acidofile (ca): secernono ormoni proteici (somatotrope, luteotrope, corticotrope).
2. cellule basofile (cb):secernono ormoni glicoproteici (gonadotrope follicolostimolanti e luteostimolanti, tireotrope).
3. cellule cromofobe sono probabilmente elementi indifferenziati che non presentano attività secretiva.