Farmacologia e tossicologia clinica

Interazioni farmaceutiche

La somministrazione di due o più farmaci contemporaneamente è una pratica clinica sempre più frequente, finalizzata a migliorare il risultato terapeutico. Inoltre, le politerapie sono molto frequenti in pazienti anziani.
L’interazione farmaceutica è quella combinazione che produce una risposta farmacologica diversa da quella ottenibile dalla semplice somma degli effetti dei due farmaci associati.
La cosomministrazione di due farmaci può provocare altri tipi di effetti: quelli più vantaggiosi dal punto di vista clinico sono quelli che sommano gli effetti terapeutici di ciascuno dei due farmaci e riducono una o più reazioni avverse. Un esempio di questo tipo è dato dai due antiacidi idrossido di alluminio e ossido di magnesio. Le loro reazioni avverse, astringente il primo e lassativo il secondo, si elidono a vicenda.
C’è da dire, però, che l’interazione non sempre porta ad effetti benefici; è questo il caso comune a seguito dell’assunzione di un farmaco da banco durante la terapia con un farmaco prescritto dal medico. Un esempio è rappresentato dall’incidenza di fenomeni emorragici in soggetti in terapia con l’anticoagulante orale warfarin quando vengano assunti contemporaneamente farmaci antinfiammatori non steroidei.
È molto probabile che interazioni farmaceutiche si verifichino anche in concomitanza con l’assunzione di prodotti erboristici che contengono molecole attive, alcune delle quali utilizzate per la produzione di specialità medicinali. Ad esempio, piante appartenenti alla famiglia delle crucifere, ma anche i succhi d’uva e di pompelmo, sono in grado di inibire alcuni isoenzimi del citocromo P450, prolungando così l’attività di farmaci che subiscono questo metabolismo.

Interazioni farmaceutiche utili  Interazioni farmaceutiche non utili

I farmaci possono interagire chimicamente o fisicamente tra loro prima di essere somministrati al paziente o, in caso di preparazioni orali, prima di essere assorbiti. Quando due prodotti medicinali vengono mischiati prima della somministrazione parenterale, essi possono interagire causando una riduzione significativa dell’attività farmacologica di uno o di entrambi. Poiché i farmaci contengono gruppi funzionali, è possibile che tra alcuni di loro si formino legami o si determinano modificazioni chimiche che ostacolano il loro assorbimento o alterano l’efficacia. Pertanto, come regola generale, i farmaci non devono essere miscelati tra loro prima della somministrazione, a meno che non sia stato provato che essi sono chimicamente compatibili.
Esempi di interazioni farmaceutiche sono:

  • Chinoloni + antiacidi che contengono alluminio o magnesio → formazione di complessi non assorbibili che riducono l’efficacia dell’antibiotico.
  • Levodopa/Carbidopa + integratori di ferro → ridotto assorbimento, quindi minore efficacia, della levodopa/carbidopa.
  • Tetracicline + formulazioni farmaceutiche contenenti calcio, magnesio, alluminio o sali di ferro → ridotto assorbimento, quindi minore efficacia, dell’antibiotico.

Le interazioni possono avvenire sia nella fase farmacodinamica sia nella fase farmacocinetica; esse possono causare cambiamenti significativi della biodisponibilità con conseguenti alterazioni terapeutiche (riduzione o potenziamento) che sono alla base di numerose reazioni avverse.

Articolo creato il 14 settembre 2010.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.