Medicina legale

Lesioni degli occupanti l’autovettura

Le lesioni degli occupanti l’autovettura sono certamente condizionate dall’im­piego e dal tipo di mezzi di ritenzione utilizzati (cinture di sicurezza ed air-bag). Non è sempre facile riconoscere il meccanismo lesivo, spesso legato a più circostan­ze, tra le quali si inseriscono l’uso, il malfunzionamento ed il malposizionamento delle cinture di sicurezza, il loro scorretto utilizzo e l’inadeguato assetto posturale del guidatore/passeggero. Il vero limite di questi sistemi è dato non tanto da un malposizionamento o da errori di costruzione, quanto dalla geometria del sistema stesso: in­fatti i sistemi di contenzione attuali, con particolare riguardo per la cintura di sicu­rezza a tre punti, se riducono le lesioni potenzialmente mortali, possono essere autonomamente responsabili di lesioni minori, multiple e disseminate.
Ad esempio, in caso di incidenti ad elevata velocità, superando i limiti di resisten­za della contenzione si possono avere contusioni, fratture ossee e danni viscerali an­che gravi. La mobilità del capo rispetto al torace frenato dalla cintura favorisce il realizzarsi di distrazioni del rachide cervicale anche gravi con possibile interessamento anche vertebrale; la clavicola immobilizzata promuove la torsione della spalla contro­laterale con possibilità di impatto di quest’ultima contro le strutture interne.
Inoltre, mentre le lesioni dirette sono legate all’effetto meccanico indotto dalla cintura sulle zone di pressione (fegato, torace, ecc.), le lesioni indirette sono svincola­te dall’uso della cintura e si realizzano per la mobilizzazione di alcuni organi per meccanismi di accelerazione-decelerazione e trasmissione delle forze attraverso la parete addominale. Per meccanismo indiretto sono prevalenti le lesioni rachidee, che nei casi più lievi inducono una semplice distrazione dei legamenti vertebrali; mentre nei casi più gravi si può arrivare alle fratture intersomatiche con esposizione dello speco e sezione midollare.
Il tratto lombare è spesso sede di traumi da torsione esterna (roll-out), che si verificano quando la parte superiore del corpo del cinturato tende a compiere una rota­zione intorno all’asse della cintura toracica, mentre il bacino è bloccato dal nastro addominale. Si tratta di una flesso-rotazione anteriore con movimento tanto maggiore quanto maggiore è l’inerzia del corpo: l’esito più frequente è quello di una frat­tura caratteristica da compressione cuneiforme antero-laterale del corpo vertebrale.
A livello toracico, si osservano frequentemente lesioni della gabbia toracica, per lo più fratture costali, prodotte con meccanismo diretto dalla cintura di sicurezza spesso seriate, i cui monconi possono indurre lesioni polmonari con pneumotorace ed enfisema sottocutaneo.
Nell’ambito delle lesioni viscerali, il tratto meno protetto dalle cinture parrebbe essere il gastroenterico, seguito da lesioni di organi ipocondriaci (rene, diaframma, vescica e pancreas). Le lesioni viscerali sono indotte da un meccanismo diretto per compressione-schiacciamento, ovvero da meccanismo indiretto per decelerazione e trasmissione di forza. La decelerazione è spesso responsabile di una lesione istmica dell’aorta e conseguente aneurisma dissecante post-traumatico dell’aorta.
Le lesioni epatiche si presentano frequentemente nei soggetti non cinturati come nei cinturati, ove sono dovute a compressione diretta del nastro ventrale, specie in caso di “submarining” ovvero di scivolamento del corpo anteriormente e verso il bas­so. L’incongruo posizionamento della cintura al di sotto della spalla, invece, può favorire lesioni della milza sino alla sua rottura, con imponente emorragia retroperitoneale. La lacerazione dell’aorta spesso all’istmo trova ragione in un meccanismo in­diretto per azione delle forze di accelerazione-decelerazione su una struttura sessile. È anche possibile l’interessamento della carotide per schiacciamento diretto del vaso da una cintura malposizionata ovvero per la compressione del vaso tra l’angolo man­dibolare ed il soma di C1, o per iperestensione del collo con sovraliminare stiramen­to del vaso; spesso tale lesione si associa a danni degli altri componenti del fascio vascolo-nervoso del collo e delle strutture muscolari latero-cervicali.
Buona parte delle lesioni da air-bag, come prevedibile, interessano il volto ed il capo, sotto forma di abrasioni, contusioni e, non raramente, lesioni oculari. Il mecca­nismo responsabile di tali lesioni è indotto dal violento impatto dell’air-bag esploso contro le strutture del volto esposte.
I danni oculari possono essere vari, da semplici abrasioni corneali fino al distacco di retina.
Devono inoltre considerarsi le complicanze otoiatriche dello scoppio di un air-bag, con possibile ipoacusia, più o meno transitorie vertigini conseguenti alle sollecitazioni vestibolari, discontinuazione della catena degli ossicini, intussuscezione della staffa nel vestibolo, paralisi del faciale; deficit acustici neurosensoriali. Tali lesioni possono sottendere un meccanismo traumatico diretto per impatto dell’air-bag sul padiglione auricolare in un soggetto che abbia il busto ruotato rispetto al senso di marcia a causa di un’onda di compressione trasmessa attraverso il timpano e l’orecchio medio, ovvero per un trauma acustico indotto dal rumore provocato dal gon­fiaggio dell’air-bag.
Sono altresì possibili lesioni della regione cervicale, probabilmente legate all’uso di air-bag, sia per via diretta che indiretta (iperestensione forzata), quali fratture dell’arco posteriore delle prime vertebre cervicali, erniazioni discali allo stesso livello, abrasioni o eritemi del mento e della regione anteriore del collo, nonché frattura del processo spinoso di C7 da iperflessione forzata. Tali lesioni in genere sono associate a danni strutturali marcati dell’autovettura ove siano venuti meno i punti di conten­zione del soggetto (cedimento della spalliera del sedile, cappottamento della autovet­tura, ecc.).
I bambini ed i neonati, se collocati impropriamente sugli appositi seggiolini, sia quelli che guardano posteriormente e sia quelli rivolti anteriormente ovvero, ove questi non siano correttamente agganciati, possono riportare lesioni cranio-encefaliche per incidenti anche di modesta entità.
Lesioni dirette possono anche provocarsi in soggetti cinturati o protetti da air-bag per deformazioni strutturali dell’autovettura, così come avviene negli incidenti ad alta velocità (deformazione e intussuscezione dell’avantreno, rottura del parabrezza anteriore, scoppio dei finestrini laterali, proiezione con deformazione nell’abitacolo di portiere, tetto, montanti, ecc.). In tali casi la lesività riscontrata in esame esterno della salma ed alla successiva indispensabile autopsia potrà essere compresa solo do­po aver esaminato l’autovettura.
Esistono infine casi in cui a seguito dell’incendio della autovettura, gli occupanti possano essere rinvenuti carbonizzati all’interno del mezzo; in questi casi occorrerà considerare se il soggetto era già deceduto prima dell’impatto, se è deceduto per le lesioni riportate in seguito all’impatto (politrauma), ovvero se deceduto per l’azione dei gas e delle fiamme sviluppatesi nell’incendio. Oltre ad escludere la ricorrenza di cause patologiche naturali, in sede autoptica occorrerà esaminare il tipo, l’entità e la vitalità delle lesioni e quindi effettuare indagini di tossicologia forense al fine di valutare i livelli di monossido di carbonio nel sangue che, se elevati, consentiranno di attribuire il decesso, causalmente o concausalmente, ad un’intossicazione da monossido di carbonio.
In tutti i soggetti deceduti durante un incidente stradale occorrerà comunque va­lutare i livelli di alcool (la concentrazione ematica limite è di 0,5 g/l) o l’eventuale as­sunzione di sostanze psicotrope o stupefacenti al fine di valutare eventuali omissioni nel rispetto delle norme penali e del codice della strada e quindi anche eventuali responsabilità nella realizzazione dell’incidente, con ovvie ripercussioni in ambito civi­listico ed assicurativo.

Articolo creato il 27 gennaio 2014.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.