Farmacologia e tossicologia clinica

Via endovenosa

La via endovenosa è la più usata delle vie parenterali con cui può essere somministrato un farmaco; è considerata la “via delle urgenze” e viene utilizzata anche per somministrare sangue e sue componenti non somministrabili attraverso altre vie.
La principale caratteristica di questa via di somministrazione è che permette di saltare la fase di assorbimento poiché, per definizione, l’assorbimento è il passaggio del farmaco dalla sede di somministrazione al torrente circolatorio; in questo caso il farmaco è già iniettato nel sangue con conseguente biodisponibilità del 100% poiché è anche bypassato il metabolismo di primo passaggio (a livello del fegato).
Questa via presenta diversi vantaggi:

  • Effetto immediato nelle terapie d’urgenza in quanto, immettendo direttamente il farmaco in circolo (bolo di 3-5 ml di soluzione in 1-2 minuti), è bypassato il tempo di latenza. Oltre che per bolo, un farmaco può essere somministrato in infusione intermittente (durata di alcune decine di minuti) o continua (durata di 24 ore su 24).
  • Può essere usata anche quando i pazienti sono incoscienti o quando sono incapaci di trattenere qualsiasi sostanza somministrata per via orale.
  • Permette un’accuratezza del dosaggio, quindi una modulazione dell’effetto ottenuto.
  • Si possono somministrare grandi volumi per lunghi periodi.
  • Può essere usata per la somministrazione di sostanze irritanti mediante diluizione perché le cellule sensitive a livello dell’endotelio basale sono molto poche.

Come tutte le vie di somministrazione, però, presenta alcuni svantaggi:

  • Una volta giunto in circolo, le reazioni avvengono tutte, comprese quelle non desiderate e non potendo più allontanare il farmaco si può solo con altri farmaci correggere la reazione non voluta. Ciò avviene soprattutto quando il farmaco è somministrato in bolo; tramite infusione lenta, invece, si può variare la velocità di infusione secondo gli effetti che si riscontrano, specialmente per quei farmaci che hanno un indice terapeutico molto basso.
  • È necessario mantenere l’asepsi.
  • Dolore che può accompagnare l’iniezione.
  • Un rapido aumento di volume potrebbe stimolare i barocettori e portare a ipotensione, aritmie ed altri effetti tonici improvvisi.
  • Embolismo per infusione di sostanze oleose, di volumi consistenti di gas, di soluzioni ad osmolarità diversa.
  • Maggiore gravità di reazioni allergiche.
  • Flebiti, in caso di terapie protratte o irritanti.
  • Costo elevato perché è necessario personale ospedaliero.

Esempi di farmaci somministrati per via endovenosa sono la lidocaina e l’ossitocina.
La lidocaina, usata per la terapia di aritmie pericolose, ha un basso indice terapeutico, quindi bisogna restare in un range terapeutico che non crei effetti tossici; la somministrazione di questo farmaco viene fatta sotto elettrocardiogramma, in modo da poter monitorare l’attività cardiaca e vedere se si raggiunge la concentrazione (4 μg) che determina l’effetto antiaritmico e mantenerla senza aumentarla, altrimenti si possono avere degli episodi epilettici.

L’ossitocina è un ormone che nell’utero silente in prossimità del parto determina la contrazione del miometrio necessaria per il parto; le contrazioni devono essere seguite da rilassamento in modo che si abbia un’attività propulsiva sul feto. Aumentando la concentrazione dell’ossitocina si otterrà una contrazione tetanica non seguita da rilassamento, tossica per il feto, dato che si riduce l’ossigenazione, e per la madre, perché potrebbe causare la rottura dell’utero. La somministrazione a flusso lento invece permette di avere una concentrazione ottimale.

Articolo creato il 19 agosto 2010.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.