Accademia di Medicina di Torino

La cura dei malati cronici non autosufficienti: criticità e proposte

Paola Caramella, conduttrice del programma “Podcast” su Sestarete (canale digitale 16), intervista Giulio Fornero e Luigi Maria Pernigotti, in occasione del “talk show” organizzato dall’Accademia di Medicina di Torino al fine di rilanciare il documento “La cura dei malati cronici non autosufficienti: criticità e proposte”. La prima domanda parte dalla considerazione che «la pandemia ha messo in evidenza criticità nella gestione dei pazienti sia a livello domiciliare che di strutture residenziali».

Giulio Fornero, Direttore Sanitario di “Camminare insieme”, ricorda come l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nel 2015 ha sottolineato come in Italia l’assistenza a lungo termine per gli anziani dovrebbe essere disponibile più di “routine”. In piena pandemia, nel 2020, sempre l’OCSE ha rilevato come tra i diversi sistemi sanitari che hanno consentito di essere meglio preparati ci sono le cure domiciliari, soprattutto per gli anziani, alla luce della grave crisi delle strutture di ricovero. Nel medesimo anno, la Corte dei conti ha denunciato il fatto che il mancato sviluppo di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza adeguata protezione. Sinora tali carenze si sono scaricate sulle famiglie, contando sulle risorse private e su un’assistenza basata su manodopera con bassa qualificazione socio-sanitaria. Tali carenze costituiscono una debolezza sociale per la difesa complessiva del sistema di fronte a sfide nuove e sconosciute.

La giornalista torinese si chiede se si tratti di un problema globale o se sia l’Italia ad indossare quella che in gergo ciclistico si definisce la maglia nera. Fornero cita il direttore editoriale di Lancet che a fine 2020 ha pubblicato sulla sua rivista prestigiosa un articolo in cui sostiene che il Covid 19 non è solo una pandemia. Nei Paesi occidentali è soprattutto derivante da un’interazione con un insieme di polipatologie croniche non trasmissibili. Si è provocata una situazione grave e l’Italia è in significativo ritardo, non su tutte le attività ma in particolare su attività di assistenza a lungo termine per persone anziane polipatologiche gravi non autosufficienti.

A che punto siamo? Abbiamo imparato dalla pandemia?

Il quesito è rivolto a Luigi Maria Pernigotti, Primario Emerito di Geriatria, con il compito di introdurre la serata organizzata dall’Accademia di Medicina.

Il problema di fondo è l’assenza del riconoscimento di importanza medico-sanitaria ad una problematica storicamente considerevole. Viene affrontata nell’ambito microsociale e non come problema di tipo sanitario. Alla base del disastro determinato dalla pandemia, uno dei problemi principali è l’aspetto culturale, non deve essere rimesso solo a chi si occupa di anziani ma deve entrare nella formazione generale di tutti i medici.

Paola Caramella cita le proposte del documento redatto dall’Accademia di Medicina, si trae spunto anche dal piano di finanziamento (PNRR). Una rivoluzione nella gestione del paziente è rappresentata dall’approccio olistico. Anche la telemedicina rappresenta un punto saliente.

Giulio Fornero si occupa delle conclusioni nell’incontro del 7 giugno:

Il PNRR mette la casa come primo luogo di cura. Si tratta di concretizzare questi obiettivi. Abbiamo bisogno di un sistema di cure flessibili a domicilio con diversi livelli di intensità, tutti fra loro coordinati. La lungoassistenza deve prevedere l’interazione con i Servizi Sociali, con il contributo delle famiglie (“caregivers”), con l’intervento degli infermieri di famiglia, di comunità, i medici di base, l’assistenza domiciliare integrata fino all’ospedalizzazione a domicilio. L’esperimento avviato alle Molinette da metà degli anni Ottanta ha grande successo. Confrontando gli indirizzi di cura americani e la nostra legge regionale, pur con processi decisionali diversi, le conclusioni sono analoghe: costruire un sistema integrato di cura alla persona e di attenzione ai bisogni umani, legati anche alla vita quotidiana. Dall’interazione di queste due attenzioni possono scaturire dei servizi di cura domiciliari e di comunità adeguati.

La giornalista di Sestarete chiede a Pernigotti se si definisce fiducioso.

Non si può curare solo facendo bene diagnosi, terapia, riabilitazione. Si può curare bene solo avendo chiari quali sono i servizi che rispondono al meglio alle necessità di assistenza medica e infermieristica alle persone anziane fragili non autosufficienti, fondamento su cui devono incernierarsi tutti gli aspetti.