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Endometrite

L’endometrite è l’infiammazione dell’endometrio, ossia della mucosa dell’utero.
L’endometrio è ben protetto dai germi in quanto esiste il muco cervicale che funge da barriera. Bisogna considerare che l’endometrio, nel periodo che precede l’emorragia mestruale, presenta un’infiltrazione leucocitaria pseudoinfiammatoria della compatta che può essere confusa con un’endometrite. Inoltre, nello stroma endometriale si trovano normalmente cellule connettivali differenziate con nucleo bizzarro simili ai leucociti (cellule granulose endometriali) che non hanno nulla a che fare con l’infiammazione. L’endometrite può essere acuta o cronica.

L’endometrite acuta si manifesta quando viene superato il muco cervicale; per questo motivo l’evento più comune è il parto che determina anche la dilatazione del collo uterino per qualche ora.
La febbre puerperale un tempo era molto ricorrente perché determinava la risalita di germi patogeni vaginali nell’utero, utero che in quel momento non possedeva neanche l’epitelio con funzione protettiva (nonostante la presenza dei granulociti neutrofili). Conseguenza della febbre puerperale con sepsi è la sterilità con amenorrea iatrogena; questo accade perché gran parte dell’endometrio si distrugge con formazione di pus che in seguito crea delle sinechie (aderenze fra le pareti di un organo, in questo caso dell’utero) che riducono di molto lo spazio della cavità endometriale. Come conseguenza, anche se la donna ha il ciclo ovarico, comunque non ha il ciclo mestruale.
Altre manovre ostetriche sono rappresentate dagli aborti, soprattutto quelli clandestini, che non offrono alcuna garanzia sull’igiene degli strumenti, o l’amnioscopia. Anche interventi chirurgici come il courettage, l’isteroscopia e la salpingografia comportano il superamento della barriera mucosa cervicale.
Dal punto di vista eziologico, la maggior parte delle endometriti è di origine batterica (soprattutto streptococcica) e si instaurano in seguito ad un parto o più spesso ad un aborto incompleto con ritenzione di residui deciduali (endometrite postpartum); relativamente frequenti sono anche le forme tubercolari, mentre le forme gonococciche, dopo l’avvento degli antibiotici, costituiscono casi isolati. I germi responsabili (streptococchi, stafilococchi, gonococchi) pervengono di regola all’utero per via ascendente lungo il canale cervicale; possibile è anche l’infezione per via linfatica, con porta d’ingresso vulvare, vaginale o cervicale; eccezionali sono, invece, le forme ematogene (in corso di malattie infettive acute). Anche sostanze chimiche irritanti e sostanze caustiche introdotte nella cavità uterina (ad esempio a scopo abortivo) possono essere causa di endometrite.
Le forme più gravi di endometrite (con frequente diffusione al miometrio, al perimetrio e ai parametri ed eventuale sepsi generalizzata) si verificano in seguito ad infezione postabortiva o puerperale.
L’endometrite acuta può presentarsi in forma catarrale, purulenta, o pseudomembranosa:

  • Nell’endometrite catarrale la mucosa, tumida e congesta, presenta istologicamente iperemia ed essudazione interstiziale siero-corpuscolata più o meno ricca di leucociti polimorfonucleati, che compenetrano gli epiteli delle ghiandole e ne riempiono il lume.
  • Nell’endometrite purulenta domina l’essudazione leucocitaria, con fenomeni regressivi epiteliali e non rara comparsa di erosioni superficiali. L’accumulo di pus in cavità uterina (più frequente nelle forme croniche con stenosi dell’orifizio uterino interno) va sotto il nome di piometra; se sono presenti germi anaerobi, per la formazione di gas, si può giungere al fisometra.
  • Nell’endometrite pseudomembranosa l’essudazione fibrinoleucocitaria, associata a necrosi più o meno estesa della mucosa, dà luogo alla formazione di pseudomembrane, il cui distacco è seguito da ulcerazioni variamente profonde.

L’endometrite cronica rappresenta per lo più la conseguenza di un’endometrite acuta non guarita o recidivante. Non si tratta, tuttavia, di un evento molto frequente perché la periodica distruzione dell’endometrio funzionale, al momento della mestruazione, favorisce il processo di guarigione dell’endometrite, specie se questa è superficiale e non interessa lo strato basale.
La causa più frequente è la migrazione di germi dalla tuba all’utero. La tuba è molto più vascolarizzata rispetto all’endometrio; ha un epitelio stabile e quindi, se ci sono germi, questi la colonizzano determinando salpingite. Le salpingi sono le porzioni dell’apparato riproduttore femminile più sensibile alle infezioni per via ematogena. La paziente con salpingite cronica può sviluppare un’endometrite cronica distinta in specifica ed aspecifica.

  • L’endometrite cronica aspecifica può essere causata da numerosi germi. All’esame istologico, ciò che permette una diagnosi certa di flogosi è la presenza di plasmacellule, spesso ben riconoscibili anche nelle comuni colorazioni all’ematossilina-eosina, ma meglio evidenziabili col metodo di Unna-Pappenheim; altri segni “vaghi” sono il disaccordo con le due fasi del ciclo dal punto di vista istologico, la non perfetta morfologia delle ghiandole e la presenza di numerosi corpi apoptosici (che indicano che le ghiandole vanno incontro a necrosi).
  • La forma più comune di endometrite cronica specifica è la tubercolosi genitale (o dell’utero).

Nelle forme croniche la mucosa può andare incontro ad atrofia (endometrite cronica atrofica), per esaurimento funzionale e grave compromissione dello strato basale che impedisce la rigenerazione postmestruale dello strato superficiale. È possibile, nell’endometrite senile, una metaplasia epidermoidale dell’epitelio cilindrico della mucosa uterina, a volte estesa all’intera cavità uterina e con accumulo di epiteli cornei desquamati e di colesterina nella cavità uterina dilatata (pseudocolesteatoma dell’utero); questi casi possono essere confusi col cancro.

L’endometrite plasmocitaria cronica è una rara affezione di aspetto istologico infiammatorio, caratterizzata da infiltrazione di plasmacellule nello stroma, con lenta tendenza all’atrofia, che si descrive come apparente­mente primaria, in donne in menopausa. La causa è ignota.

Articolo creato il 7 agosto 2011.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.